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Laboratorio Creativo

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Guide Creative in Rete

Come Avere la Quotidianità che si Vuole

Cosa ci impedisce di essere felici? cosa ci impedisce di compiere quelle scelte che potrebbero farci avere la vita che vorremmo?
Sono domande che ci poniamo soprattutto quando attraversiamo un momento di difficoltà.

Molto spesso capita di legare la nostra idea di felicità e appagamento ad un obbiettivo che vorremmo raggiungere: “quando sarò laureato mi sentirò realizzato”, “quando troverò il lavoro giusto potrò ritenermi felice”, “quando otterrò la promozione cambierà tutto”.

Poi la meta viene raggiunta e ci accorgiamo che in realtà il nostro stato d’animo è sempre lo stesso. Ci ritroviamo con gli stessi quesiti e con lo stesso senso di insoddisfazione.
La speranza nel domani ci sostiene e ci da forza, ma in realtà è un’arma a doppio taglio perché ci impedisce di vivere pienamente il presente.
La nostra felicità non dipende da ciò che accade intorno a noi, o dagli obiettivi che riusciamo a raggiungere, la nostra felicità dipende dal modo in cui riusciamo a percepire noi stessi e il nostro presente, dalla nostra capacità di individuare ciò che vogliamo veramente e dalle scelte che compiamo da li in avanti.
Quest’idea che esista un punto d’arrivo fondamentale: la laurea, il lavoro perfetto, il compagno perfetto… certe volte blocca le persone dove sono, nell’attesa mitica di questo evento.
Cosa vuol dire essere bloccati? Vuol dire lasciarsi vivere, non compiere scelte importanti che potrebbero cambiare la qualità della nostra vita. Vuol dire trascinarsi lungo binari prestabiliti senza avere neppure la curiosità di sapere cos’altro potrebbe esserci per noi.
L’evoluzione è la condizione più naturale per l’uomo, alcuni ritengono che sia il vero scopo della vita. Evolvere vuol dire compiere ogni giorno un passo in più verso la propria realizzazione, e non sto parlando obbligatoriamente di denaro e di successo.
Il trucco sta però nel riuscire ad essere contenti di se stessi prima di compiere qualsiasi passo verso la propria evoluzione. Dal punto di vista logico c’è una contraddizione ma in realtà non è così.
Qual’è la propulsione che ci spinge a cambiare? Se è un senso di inadeguatezza o di mancanza tendiamo a costruire tutto il nostro mondo partendo da questa limitazione. Se abbiamo deciso che abbiamo bisogno di più soldi per essere felici organizzeremo noi stessi in base alla mancanza di questi soldi. Questa modalità può essere funzionale, ma è comunque costruita su un senso di mancanza. Non parte da un senso di possibilità. Questo rende tutto più difficile, a volte impossibile.

L’ insoddisfazione può arrivare da tue tipologie di atteggiamento:
Rimango dove sono perché penso che il cambiamento sia impossibile, quindi le scelte vengono affidata al caso.
Oppure cambio patendo da un senso di mancanza, quindi con la consapevolezza che io sono mancante di qualcosa, quindi inadeguato.
Rafforzare l’idea che ognuno di noi ha di se stesso, ci pone davanti ad un mondo di possibilità per manifestare i nostri talenti, ci permette di attuare un cambiamento parendo da un punto per noi più funzionale, quello che ci consente di ottenere ciò che desideriamo e soprattutto di vivere il presente con entusiasmo e appagamento.

Le persone occupano moltissime risorse per stare fermi, per non cambiare, per fare il minimo delle scelte e per soffocare le proprie esigenze. Questo atteggiamento è dettato dalla paura del cambiamento.
L’atteggiamento basato sulla responsabilità delle nostre azioni ci permette di poter scegliere i nostri obiettivi, quindi le nostre sperimentazioni. 
L’atteggiamento immobilista invece ci costringe a sbrogliare matasse che non sono le nostre, perché non abbiamo preso posizione, ma abbiamo lasciato che la vita decidesse per noi.
Perché è questa la verità: il cambiamento è inevitabile, non restiamo mai nella stessa posizione. Ma andiamo avanti secondo un nostro disegno oppure secondo il disegno che le circostanze delineano per noi?
C’è una bella differenza. La prima ipotesi ci porta verso la libertà e la realizzazione di ciò che siamo. La seconda ipotesi ci porta verso la sottomissione, verso la schiavitù, ci porta a vivere una vita che non ci appartiene e soprattutto che ci rende insoddisfatti.

Dobbiamo riuscire a stare bene con noi stessi, a dedicarci del tempo di qualità, a chiederci, sempre più spesso, cosa ho voglia di fare? quali sono le mie reali necessità? chi voglio frequentare? In questo modo possiamo muovere dei passi finalmente nella nostra direzione. Questa abitudine è in grado di generare una nuova visione di noi stessi. La visione di persone meritevoli, appagate e libere di scegliere. Da questa posizione possiamo davvero ottenere ciò che desidero.
Quest’idea può sembrare un po’ utopistica, perché tutti noi abbiamo dei vincoli legati al lavoro e alle persone con cui dividiamo il nostro tempo. La vita quotidiana non è sempre semplice, ma quello che dobbiamo interiorizzare è che comunque il mondo ci offre infinite possibilità. Quindi con la frase “decido cosa voglio fare” intendo, decido quali piccole abitudini voglio tenere, quali gesti mi rendono più appagato, cosa voglio abbandonare, cosa voglio cambiare, con la consapevolezza che posso effettivamente farlo, magari poco per volta, ma posso farlo. Decido come occupare il mio tempo libero, decido che tipo di persona voglio essere, mi interrogo profondamente per scoprire quali sono le mie effettive esigenze, perché molto spesso non le conosciamo neanche.
Fare questo tipo di riflessioni, e soprattutto darci questo tipo di attenzioni nella quotidianità, ci pone in una posizione di privilegio e ci fa entrare in un ottica di possibilità, di positività e di cambiamento.

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