Succede spesso che i bambini litighino tra di loro per motivi che ai nostri occhi appaiono banali e senza senso ma per loro, in quel momento, il litigio è una cosa seria…
Monica FontiIl conflitto ci fa paura! Che siamo protagonisti passivi o diretti interessati, il conflitto dà vita ad una serie di emozioni e sensazioni che ci travolgono e stravolgono, mettendo in discussione il nostro essere più profondo.
Questa è la dinamica comune a tutti i conflitti: si parte dal presupposto di essere detentori di una verità assoluta; nessuno può permettersi di metterla in discussione… chi lo fa diventa inevitabilmente nostro “nemico”. Proprio questa tensione, se non trova il giusto canale, sfocia in esplosioni (verbali, fisiche) o implosioni ( gastriti, coliti…).
Di ciò però, non siamo consapevoli proprio perché sono le correnti più intime del nostro mondo interiore a mettersi in movimento, correnti che siamo poco abituati a frequentare… ecco allora che i litigi dei bambini ci turbano e ci infastidiscono demolendo quell’immagine del bambino angelicato che non deve provare emozioni come la rabbia o agire con aggressività.
INTERVENIRE O NO?
Quando litigano, i bambini prendono le misure imparano cioè a conoscere l’ altro da sé e a conoscersi nelle proprie peculiarità (risorse, limiti, talenti) entrando in contatto con emozioni forti. Molti adulti sono a disagio con il conflitto dei bambini: alcuni intervengono sempre e comunque magari con metodi sbrigativi e talvolta irruenti, altri invece preferiscono non intervenire in nome di un ‘educazione spartana: ”Deve farsi le ossa!”.
In realtà è sempre opportuno intervenire quando l’azione del bambino è pericolosa per sé e per gli altri, umiliante o ricorrente, quasi persecutoria. In questo caso è l’ adulto che deve riequilibrare le cose per evitare che si perpetuino ruoli di vittima e carnefice (soprattutto tra fratelli) che potrebbero avere ripercussioni importanti sulla crescita psico-emotiva del bambino.
I genitori possono spiegare loro con molta calma ma con fermezza e solo dopo che si sono calmati (separandoli fisicamente se necessario) che comprendono la loro rabbia ma che non possono assolutamente permettere che qualcuno si faccia male o offenda l’altro. Questo atteggiamento è di grande esempio per i nostri figli perché consente loro di apprendere un approccio al conflitto diverso e, al contempo, li fa sentire com-presi (accuditi nel profondo) nei loro sentimenti che non vanno mai ridicolizzati o sminuiti!
Quando invece i toni sono meno aspri e pericolosi, lasciamo che trovino da soli le modalità per gestire il litigio e osserviamoli: si retraggono, sono passivi, sono propositivi, sono diplomatici, relazionano meglio con i maschi/femmine….
L’osservazione, fatta col cuore e non come vivisezione dell’ anima, è uno strumento importante per conoscerli meglio e nel frattempo…cominciamo ad osservarci dentro, mentre guardiamo i nostri figli litigare, chissà che le risposte a certe nostre domande non giungano all’improvviso.